Cieli calcinati sopra i campi di mais, i muri scrostati, le vetture arrugginite, i filari labirintici dei pioppeti, le nuvole alte nel cielo grigio sopra le cave di sabbia. I canali di irrigazione, le case inghiottite dai fanghi delle golene, l'aria salmastra, le calure estive, le gelide nebbie dell'inverno. Fili sospesi, lo sbattere d'ali stanco degli aironi, corvi appollaiati sopra i rami spogli di un leccio a guardia dell'abbandono. Il grande silenzio attorno ai cimiteri circondati dal nulla infinito della pianura, come isole in un oceano, come vascelli fantasma alla deriva. Il cielo muto sopra ogni cosa. La polvere che lenta ricopre tutto. Le ombre nette, le ombre che s'allungano quando si fa sera, l'assenza di ombre nella nebbia. Il frinire assordante delle cicale, le chiatte tirate in secca, il fango, l'acqua, i cieli senza fine, la terra nera.

Laggiù non accade mai nulla eppure tutto accade.

Tutto è andato perduto, la ruggine s'accumula sui macchinari abbandonati nei campi. Tutto è niente e non vi è nessuno ad osservare queste terre di nessuno.

White skies over corn fields, the huge view from the river banks, the dessiccated tree, the muggy weather, roads leading nowhere.

The countryside graveyards like islands, like ghost vessels adrift.

Going nowhere, with nobody, looking for nothing.

Les cieux calcinés au-dessus des champs de maïs, la vue qui s'étend sur des kilomètres du haut des digues, les arbres séchés par la canicule, les routes qui se perdent dans le vide. Fils suspendus, le battement d'ailes des hérons, le croassement des corneilles, l'air saumâtre, les chaleurs estivales, les brouillards gelés de l'hiver. La poussière qui, lentement, recouvre tout.

Les cimetières de campagne comme des îles, comme des vaisseaux fantômes à la dérive.