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Solitude's sea. Quella volta che andai al mare. In Belgio.

Durante l'estate del 2015 mi trovavo a Bruxelles, faceva caldo e avevo voglia di camminare. Decisi così di andare al mare, sulla costa fiamminga, e di percorrere l'intero litorale belga a piedi. Il Belgio ha una delle linee di costa più corte d'Europa: 60 chilometri. 60 chilometri di spiagge sabbiose lungo il Mare del Nord, 60 piatti chilometri tra dune e palazzoni di cemento. Centinaia di corpi riversi sulla sabbia, giochi per bambini sul lungomare, sole pallido, cielo alto, gabbiani stanchi e vento. In quei tre giorni di cammino mi sembrò soprattutto di inoltrarmi in un territorio colmo di solitudine. La solitudine degli anziani stesi dietro i teli innalzati per proteggersi dal vento, la solitudine degli aquiloni nel cielo, la solitudine dei bambini che giocavano tra le cabine. Una solitudine amplificata da quella luce sbiancata e infinita, dal rimescolio costante delle onde limacciose, dalle grandi petroliere immobili lungo l'orizzonte. Tutto mi sembrava lasciato solo con se stesso, abbandonato in un giorno di mezza estate del nord. Arrivato a De Panne, al confine francese, mi sedetti a guardare un gruppo di cavalieri galoppare lungo la spiaggia e poi risalire e sparire oltre le grandi dune. Mi sentivo anch'io immensamente solo.